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Bullismo online ai tempi del Coronavirus. Cosa accade negli smartphone dei ragazzi?

Da Redazione su adolescienza.it

In questo periodo in cui, a causa dell’emergenza Coronavirus, le scuole sono chiuse, i ragazzi sono costretti a stare in casa in isolamento forzato, il loro modo di socializzare è cambiato, ma le cattive abitudini e i comportamenti di prevaricazione non si sono fermati.

Se le vittime di bullismo in queste settimane possono in un certo senso godere di un maggiore “respiro” perché non sono a contatto diretto con i loro bulli, per quel che riguarda il cyberbullismo, le ingiurie, le esclusioni e gli insulti messi in atto attraverso gli smartphone e tutte le sue funzioni, invece, non si può dire lo stesso.

Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che le funzioni e le piattaforme online sono in continuo aggiornamento in base alle esigenze che man mano emergono, come sta avvenendo in questo periodo con la didattica a distanza: è così che le manifestazioni di prevaricazioni e violenze digitali trovano spesso un terreno fertile.

Con la didattica a distanza e l’utilizzo di WhatsApp o altri dispositivi che permettono di restare connessi e di fare videochiamate, i ragazzi si ritrovano con i compagni di classe a seguire le lezioni, scambiarsi i compiti o condividere i risultati degli esercizi. Ed è proprio in queste occasioni che molte volte si dà inizio ad azioni come escludere un compagno durante la diretta Skype o su altre piattaforme o prenderlo in giro sul gruppo WhatsApp di classe, sempre attivo.

In queste situazioni, è raro che qualcuno dei compagni si mostri empatico con chi viene preso di mira e decida di difenderlo di sua spontanea volontà, o per paura delle ripercussioni o per indifferenza: spesso accade che la vittima viene esclusa dalla conversazione, dalla video-chiamata, dai gruppi classe e se, invece, viene lasciata al suo interno, ogni volta che commenta e dice qualcosa viene derisa e incitata a fare silenzio.

Perché lo fanno?

iene Troppe volte manca in questi ragazzi la consapevolezza delle proprie azioni e non si riesce a distinguere tra gioco, scherzo e prevaricazione, senza minimamente rendersi conto delle conseguenze dei propri

comportamenti e di quanto si possa andare a ledere profondamente un’altra persona. 

Inoltre lo schermo disinibisce, non c’è un contatto diretto con la vittima ed è più facile spogliarla dei suoi aspetti umani e vivere le azioni che si mettono in atto con estrema superficialità.

n questo periodo poi in cui la scuola è chiusa e non si sa quando riaprirà, i ragazzi sentono ancora più lontano il ruolo degli insegnanti, percepiscono meno l’autorità e le possibili conseguenze che potrebbero esserci ai loro comportamenti: ad esempio in classe ci sarebbero state le note o le sanzioni disciplinari..

Cosa provano le vittime?

Non bisogna sottovalutare il peso delle violenze online sulle vittime: l’errore che spesso fanno gli adulti, infatti, è scambiare per ragazzate o per bambinate dei veri e propri episodi di prevaricazione. Si tratta di azioni che distruggono l’autostima e la dignità di una persona che, in un’età così delicata, può suscitare un vuoto interiore difficile da colmare.

I ragazzi presi di mira difficilmente parlano subito di ciò che sta capitando, per questa ragione è necessario che i genitori siano attenti ad ogni segnale e riescano a cogliere alcuni campanelli d’allarme perché certe azioni possono sfociare in alcuni casi in veri e propri atti di cyberbullismo.

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