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Tik Tok

Di Francesco Sarnacchiaro -OggiScuola

24 Novembre 2019

Tik Tok, attenzione all’app più a rischio del web! Ma tra i ragazzi è boom

Tik Tok, attenzione all’app più a rischio del web! Ma tra i ragazzi è boom

È la moda digitale del momento, ma come per tutte le mode che nascono sul web merita probabilmente una riflessione più approfondita. Si tratta di Tik Tok, un social network Made in China, un ibrido tra Youtube e Instagram. L’applicazione consente infatti di postare dei brevi filmati di 15 secondi, per lo più si tratta di video no-sense e postati per far divertire. Per sintetizzare: ha successo chi riesce a pubblicare il video più divertente e più originale. E questa app cinese, in pochissimo tempo, è diventata una specie di droga soprattutto per i ragazzini dai 10 ai 14 anni.

I numeri non mentono: Tik Tok è l’app che è cresciuta di più nell’ultimo anno a ritmi che in passato non hanno avuto neppure Facebook e Instagram. Da un anno il social cinese è sbarcato in Italia raggiungendo in cosi poco tempo oltre 2 milioni di utenti, nel mondo sono ormai più di un miliardo, ma le iscrizioni aumentano costantemente rendendo Tik Tok l’app più scaricata – staccando anche Facebook e Instagram – da molti mesi a questa parte.

Un successo globale, ma anche diversi potenziali pericoli che obbligano soprattutto genitori ed insegnanti a monitorare come i ragazzini così piccoli utilizzano questo nuovo social network. Da un lato c’è un problema di sicurezza dei dati e di privacy che, non solo i più giovani, spesso cedono in maniera troppo leggera; dall’altro ci sono i soliti problemi di criminalità informatica che riguardano tutti i social, ma che su Tik Tok possono essere ancor più pericolosi trattandosi di pubblicazione di video da parte di minori.

I rischi sono concreti. Negli Stati Uniti per esempio, sono in forte aumento i casi di estorsioni ai danni di minori che vengono convinti a condividere immagini e video compromettenti e poi sono ricattati con la minaccia di renderli pubblici. Per questo l’FBI, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione nelle scuole contro la “sextortion”.

Tik Tok, l’approdo in Italia

In Italia è recentemente salito alle cronache l’avviso diffuso in una scuola di Modena dalla preside che ha scritto alle famiglie per informarli di un episodio di pedofilia mediante l’app cinese: “Si informano le famiglie degli alunni che su segnalazione di un genitore di una classe quarta siamo venuti a conoscenza che la app Tik Tok è stata utilizzata per contattare il figlio da un pedofilo. Invitiamo tutti i genitori a prestare massima attenzione sull’utilizzo che i propri figli fanno dei giochi e delle app visti i pericoli che questi comportano”. Quando la polizia è intervenuta a Modena ha scoperto che lo stesso pedofilo aveva già contattato un altro minore.

A creare allarme per questa nuova app è anche la possibilità di premiare con ricariche PayPal i video che più sono piaciuti. Oltre a mettere in contatto miliardi di persone, viene così resa plasticamente l’idea di fare commercio sulle immagini di minori. Tutto lecito finché si tratta di scherzi tra ragazzini, ma quando questi video finiscono sotto gli occhi di possibili malintenzionati c’è da rabbrividire. Tanti i casi di minori che sono stati fatti spogliare e poi ricattati con la minaccia di rendere pubbliche quelle immagini proprio attraverso l’app. Il social è infatti già vietato in India e Indonesia perché non garantisce la sicurezza dei minori.

Problemi di sicurezza nazionale

C’è poi un problema di sicurezza nazionale e di salvaguardia della privacy, soprattutto secondo il governo Usa. Un’indagine del Guardian ha segnalato che Tik Tok censurerebbe i video non graditi alla Cina, compresi quelli sull’indipendenza tibetana. Alcuni esperti invece temono che Tik Tok condivida i dati degli adolescenti americani con il Partito Comunista Cinese. Il caso è arrivato anche in Italia al punto che se n’è interessato anche il presidente del Copasir (il Comitato parlamentare che monitora l’attività dei nostri Servizi segreti). “Ho visto che si sta utilizzando un social nuovo, nato dal governo di uno Stato per controllare i propri giovani – ha detto Raffaele Volpi del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica –  ecco perché la questione della sicurezza è fondamentale, le precauzioni devono essere altissime così come l’attenzione della nostra intelligence. Tutti noi che abbiamo responsabilità politiche, economiche, imprenditoriali dobbiamo stare molto attenti”. Volpi non ha citato Tik Tok, ma il riferimento era implicito.

Si ripropone anche per questo nuovo social la questione di come controllare e prevenire pericoli per i minori mentre utilizzano lo smartphone. La differenza tra mondo virtuale e mondo reale va sempre più assottigliandosi, ma le cautele che prendono i genitori nella vita quotidiana non sono le stesse nell’osservare i figli quando hanno un telefonino tra le mani. E questo è un autentico paradosso.

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